"Vogliamo far conoscere l'arte a tutti gli studenti e trasformare l’università in una galleria d’arte a cielo aperto". Così nasce Terapie d’urto, il nuovo ciclo di mostre curato dagli studenti LUISS della seconda edizione del Laboratorio d’arte promosso dalle Attività Culturali.
Come per il ciclo Trasparenze, anche quest'anno i ragazzi hanno scelto giovani artisti italiani e internazionali under 35 che esporranno le loro opere durante due mostre, da giugno a dicembre 2016. La prima, Volumi, sarà costituita da sculture all’aperto in diverse aree del campus di viale Romania, mentre la seconda, Toni, tornerà sulle pareti dell’Aula Chiesa e sarà dedicata alla pittura.
"Questo laboratorio è inserito in una serie di iniziative pensate per cercare di migliorare e di rendere tutto l’ambiente dell’università più vicino al mondo artistico" spiega Carlo Maria Lolli Ghetti, curatore e coordinatore del Laboratorio: "Faremo un esperimento reale di installazione in luogo pubblico, un’operazione molto più complessa da organizzare e strutturare, ma anche più interessante per i ragazzi".
L’obbiettivo delle mostre di quest’anno, spiega ancora Lolli Ghetti, è "arrivare a più persone possibile e rendere l’arte accessibile a tutti". Il titolo del ciclo nasce proprio dall’idea di "voler trasmettere agli studenti un messaggio forte e inequivocabile: un'idea di arte che non è a-funzionale, ma che comunica, che riesce a farti vedere elementi e spazi quotidiani sotto un’ottica differente o a scoprire qualcosa che ignoravi".
Cristina Bianco Chinto è una studentessa al primo anno della Magistrale in Governo e Politiche, indirizzo Comunicazione e Nuovi Media, e fa parte dei 30 studenti che hanno lavorato al Laboratorio 2016-17: "C'era sempre una vivissima partecipazione. Non si tratta di lezioni frontali, ma di un confronto continuo: anzi, la serata in cui abbiamo deciso il titolo si è creato un dibattito molto acceso. Invece i titoli delle due mostre sono nati durante i sopralluoghi in viale Romania: abbiamo individuato gli angoli migliori in cui posizionare un’opera, anche in base agli artisti che avevamo in mente. Volumi ha a che fare con la fisicità, con l'occupare spazio, ma può essere anche un riferimento al suono, al rumore. La seconda parte di Terapie d’urto è quella più sottile, gioca sul tono della voce che qui è più moderato, non invadente".
"Abbiamo cercato di scegliere delle opere forti e non scontate, ma che possano arrivare a tutti" continua Cristina: "L’arte non deve trasmettere un messaggio univoco, si possono vedere due cose differenti anche nel quadro più figurativo e didascalico, ma l'importante è che comunichi a tutti".
Appassionata di arte da sempre, Cristina conosceva il Laboratorio prima di arrivare alla LUISS: "È uno dei motivi per cui mi sono iscritta. Avevo visto la notizia sul sito e poi ho partecipato all’evento Magistrali si diventa dove ho conosciuto anche il Professor D'Alimonte che poi ho avuto come docente. Arrivata qui, ho subito contattato le Attività Culturali che mi hanno permesso di partecipare agli incontri già a partire da settembre, anche se era ancora in corso il Laboratorio dell’anno scorso. Ho partecipato all’allestimento delle ultime due mostre, e poi a novembre sono entrata nel nuovo gruppo. Insomma, ho iniziato prima ad attaccare chiodi e posizionare i quadri e poi con la parte teorica e di ideazione".
"Oltre alla discussione con i compagni, alla scelta degli artisti e alla scrittura dei testi, c’è il momento pratico dell’allestimento: bisogna scegliere dove mettere le opere e come far interagire gli artisti, capire dove e come la grandezza dei quadri si adatta al meglio. Ed è stato ancora più interessante perché alcuni artisti hanno lavorato con noi: è la parte in cui senti più tuo tutto il lavoro".
"La figura del curatore in Italia è particolare", spiega ancora Carlo: "Bisogna che sia un professionista ben preparato sull’arte contemporanea, anche dal punto di vista pratico. La curatela è adattare un’idea scientifica al mondo reale e risolvere tutta una serie di problemi che ne conseguono”.
"Non immaginavo che questo nostro esperimento piacesse così tanto", conclude Carlo: "Il corso non dà crediti né voti, la partecipazione è volontaria, e le lezioni più divertenti sono quelle in cui c’è tanta partecipazione e dibattito. La speranza per l'anno prossimo è quella di avere ancora più incontri".