Lo scorso semestre undici studenti LUISS del corso Organizzazione internazionale e diritti umani del Professor Francesco Cherubini hanno partecipato all’iniziativa Studenti in Fabbrica. Inserito all'interno dei progetti Adoption Lab (AdLab) che hanno l'obiettivo di mettere in contatto gli studenti con varie imprese vicine al settore di studio, i ragazzi hanno avuto modo di lavorare per un breve periodo in alcune ONG che operano nei diritti umani e nell'assistenza a migranti e rifugiati.
"L'esperienza Studenti in Fabbrica nasce da un'idea semplice: coniugare la didattica tradizionale con l'esperienza sul campo" racconta il Professor Cherubini. "In altre parole, mettere lo studente in contatto con ciò che norme, numeri e teorie cercano di cogliere: la realtà sociale, fatta di esseri umani. Questo esercizio è agevole in particolare quando si parla di protezione internazionale: lo studente comprende il vero, reale, tangibile, significato di un istituto d'accoglienza dal racconto di un richiedente asilo o di una persona già ammessa alla protezione".
Fra gli studenti partecipanti, Onofrio Lattanzi, Sara Saddik e Oscar Gugliotta hanno passato due settimane nell'Ukrainian World Centre della Open Dialog Foundation che lavora per l'accoglienza dei rifugiati ucraini a Varsavia. "Open Dialog-Ukrainian World possiede due sedi a Varsavia" spiega Onofrio. "Una è un front office dove si svolge attività informativa, assistenza e raccolta fondi e dove abbiamo supportato le varie iniziative, partecipato a meeting con alcune importanti personalità ucraine e tenuto una conferenza sulla situazione dei rifugiati in Italia. Nella seconda sede abbiamo lavorato a studi, ricerche, stesure di progetti e rapporti con relazioni istituzionali".
"Quasi tutti i giorni eravamo occupati in attività di ricerca e redazione di articoli" aggiunge Oscar. "Qualche pomeriggio siamo stati nel centro di accoglienza e abbiamo parlato con ucraini fuggiti dal loro paese in cerca di una vita migliore: storie molto toccanti. Durante l'esperienza mi sono fatto domande sullo stato delle cose e come sia possibile che certe cose vadano come vadano e che nessuno cerchi di cambiarle. Ho capito che i fenomeni migratori non possono essere fermati".
Lucia Tafuni ha partecipato al progetto lavorando presso il Centro SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) Il Sicomoro di Matera. "La preparazione durante il corso è stata eccellente. Il professor Cherubini ha spiegato cosa sono gli SPRAR, come sono organizzati e qual è la loro funzione" racconta Lucia. "Il Sicomoro ha come obiettivo l'integrazione completa all'interno della società materana di famiglie, donne e uomini con cultura, lingua e abitudini diversi dalle nostre. L'esperienza ha aperto una finestra sulla mia terra che ignoravo. Non pensavo ci fosse un'attenzione così grande sul tema dell'immigrazione e non immaginavo che il lavoro di poche persone potesse influenzare la vita di molte altre".
In poche settimane, gli operatori del Sicomoro le hanno fatto conoscere e toccare con mano ogni aspetto delle attività. "Sono stata in questura per la consegna e il ritiro dei documenti necessari per la richiesta d'asilo per capire l'iter legale di una richiesta d'asilo. Ho accompagnato un'operatrice a ispezionare gli alloggi e un'assistente sociale al consultorio con una donna tigrina e il suo bimbo di due settimane per una visita di controllo. Ho assistito la docente del corso di italiano per stranieri, obbligatorio per tutti coloro che rientrano in un progetto SPRAR".
La differenti tipologie di persone, organizzazioni e di compiti da svolgere hanno portato comunque i ragazzi a maturare considerazioni vicine sui fenomeni migratori. Secondo Oscar: "Conoscere e lavorare nei diritti umani è molto importante per la crescita. Ho fatto altre esperienze lavorative ma un contatto così profondo non lo avevo mai avuto". Onofrio parla di un "salto dall'altra parte del fenomeno, senza il filtro dei media" e aggiunge: "Le attività svolte da queste organizzazioni non sono solo umanitarie, ma coinvolgono l'ambito economico, politico e quello umano, che rappresenta il grande punto di forza di ogni esperienza".
Anche per Lucia è stata un'esperienza significativa, per quanto breve. "Ascoltare le storie di giovani donne, mie coetanee, mi ha cambiata. Non sono immigrati, non sono profughi, non sono richiedenti asilo. Sono persone che hanno sofferto e che hanno i nostri stessi sogni: avere un futuro migliore".
I racconti dei ragazzi rappresentano il resoconto migliore al di là di ogni retorica su come trasformare in esperienza di vita quanto appreso sui libri e durante le lezioni in classe. "Gli studenti hanno molto da insegnare ai loro docenti in termini di flessibilità mentale e capacità di rigenerare di continuo i propri comportamenti" conclude il Professor Cherubini. "C'è un valore aggiunto nel veder diventare operativa la costruzione astratta che gli giunge dalla cattedra. Come lavorare per settimane a un abito e poterlo finalmente indossare".