"Il concetto di sicurezza internazionale è molto ampio. Copre tutto l'universo delle relazioni tra i paesi, ma tocca anche questioni come i processi di radicalizzazione e i fenomeni migratori". Il Professor Alessandro Orsini, docente di Sociologia del terrorismo per il Dipartimento di Scienze politiche, è Direttore dell'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS e del sito d'informazione Sicurezza Internazionale.
"Le forze migliori dell'Osservatorio lavorano per il sito - spiega il Professor Orsini - dove confluiscono tutte le nostre ricerche e i nostri studi. Il progetto ha due obiettivi. Il primo è culturale: vogliamo consentire ai lettori italiani di confrontarsi quotidianamente con problemi politici che in Italia hanno una circolazione pari a zero, in modo da creare un dibattito serio sulla politica internazionale nella nostra lingua. Al momento, non esiste in Italia un sito d'informazione come il nostro. La seconda ambizione è costituire una startup, un'impresa economica basata su conoscenze accademiche che dia lavoro a giovani e brillanti studiosi con profili scientifici elevati. La nostra redazione è composta da autori di alto profilo: dottori di ricerca e interpreti di conferenza di prestigio internazionale. Abbiamo acquisito interpreti e traduttori di cinese, russo, arabo, urdu, portoghese, spagnolo, francese e inglese".
Oltre alla qualità dei redattori, il valore aggiunto di Sicurezza Internazionale è l'aggiornamento continuo delle pubblicazioni, puntando anche su frammenti di notizie, eventi in pieno divenire. "Pubblichiamo circa 20 articoli al giorno, in tutti i giorni dell'anno, su tutti i paesi del mondo e tutte le questioni che influiscono sulla sicurezza internazionale, compresi gli accordi commerciali, l'acquisto di armi e gli incontri diplomatici. Gli appassionati di politica internazionale potranno finalmente avere un quotidiano d'informazione per conoscere ciò che accade in tutti i paesi. Ci rivolgiamo a tre tipi di pubblico: studenti e studiosi; politici e diplomatici; e giornalisti che si occupano di politica estera".
L'interesse per la politica internazionale e il desiderio di contribuire in modo concreto alla sicurezza internazionale sono alla base delle ricerche del Professor Orsini. "Ho studiato le vite dei ragazzi che in nome dell'Islam hanno compiuto stragi o omicidi in Occidente dal 2001 fino a oggi. Ho messo a confronto queste storie di vita e ho cercato di individuare ciò che hanno in comune nel processo di radicalizzazione. Per comprendere i 'nostri jihadisti' dobbiamo fare uno sforzo metodologico di classificazione. I terroristi sono migliaia ed è ridicolo pensare che esista un modello sociologico che renda conto di migliaia di processi di radicalizzazione differenti. L'unica possibilità è individuare una categoria particolare di terroristi e studiarli in maniera approfondita. Rispetto a chi è terrorista per vendetta, per ragioni economiche o per eredità culturale, quello che chiamo terrorista di vocazione abbraccia il terrorismo per appagare un bisogno spirituale, interiore".
Dallo studio comparatistico di questi profili nasce il modello DRIA, che cerca di spiegare il tipico processo di radicalizzazione dei terroristi di vocazione. "DRIA è un acronimo che riassume le quattro fasi fondamentali. D sta per Disintegrazione dell’identità sociale: tutti questi ragazzi iniziano il loro viaggio verso l'ideologia jihadista partendo da una crisi esistenziale. R sta per Ricostruzione dell’identità sociale attraverso un'ideologia radicale che dia un nuovo significato alla vita. I sta per Integrazione nella setta rivoluzionaria, in cui l'individuo passa dalla radicalizzazione cognitiva - ovvero la radicalizzazione delle idee - alla radicalizzazione violenta che consiste in un comportamento concreto in favore della violenza jihadista. L'ultima fase coincide con la lettera A che sta per Alienazione dal mondo circostante: gli individui radicalizzati sviluppano un profondo disprezzo verso la società che li circonda e tendono a chiudere ogni contatto con gli esseri impuri".
Dai fratelli Kouachi della strage di Charlie Hebdo ad Anis Amri nel recente attentato nel mercato natalizio di Berlino, i profili degli assassini rivelano che si tratta sempre di convertiti. "Una conversione sincera e non indotta è sempre frutto di un grande travaglio interiore. E questo non riguarda solo i giovani jihadisti. Lavoro da una vita sulle crisi esistenziali e le metamorfosi antropologiche dei ragazzi. Dalle giovanissime sataniste che uccisero suor Maria Laura Mainetti ai terroristi di estrema destra ed estrema sinistra, ho studiato il percorso esistenziale di ragazzi che vivono un malessere profondo da cui cercano di uscire abbracciando un'ideologia radicale che fornisca loro un nuovo significato esistenziale. Che si tratti di un jihadista, un satanista o un terrorista politico, il punto fondamentale è che una crisi esistenziale porta alla ricerca di nuovi punti di riferimento estremi e assoluti".
Sviluppato durante il periodo di ricerca del Professor Orsini al MIT di Boston, il modello DRIA è un contributo importante al tema della sicurezza nazionale ed è stato utilizzato dal Ministero di Giustizia all'interno del documento del DAP, il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, per comprendere la radicalizzazione jihadista nelle carceri italiane nel 2016. "Non possiamo conoscere, prevenire e guidare le crisi esistenziali delle persone, ma possiamo fare molto nella fase dell'Integrazione e dell'Alienazione del mondo circostante, dove siamo di fronte a comportamenti manifesti. L'importante – conclude il Professor Orsini - è studiare i fenomeni in profondità e non assecondare le idee distorte di un'informazione superficiale. È uno degli obiettivi dell'Osservatorio e del sito Sicurezza Internazionale: stimolare il lettore italiano a guardare di più quello che accade al di fuori dell'Italia e quanto i problemi dei vari paesi siano interconnessi".