"I fenomeni di trasformazione connessi alla globalizzazione e la crisi della sovranità degli Stati hanno portato come conseguenza l'istituzione di nuovi tribunali dotati di competenze difformi". Nel suo libro I Tribunali internazionali tra globalizzazione e localismi la Professoressa Angela Del Vecchio della LUISS esamina l'evoluzione degli organi giurisdizionali internazionali, deputati a risolvere conflitti che non possono essere affrontati da un unico Stato e che riguardano in maniera diretta o indiretta la comunità internazionale.
Come spiega la Professoressa Del Vecchio, a livello internazionale non si osserva solo il fenomeno della globalizzazione ma anche un diverso e, per certi versi, opposto dinamismo: la spinta alla localizzazione. Gli Stati non sono più gli unici protagonisti della comunità internazionale, ma accanto si pongono altri nuovi attori come "organizzazioni internazionali, società multinazionali, ONG, gruppi di privati od altri enti, che dal basso portano a forme differenziate di localizzazione nella comunità internazionale attuale, contribuendo al superamento graduale del concetto di Stato-nazione".
Da questa frammentazione di interessi deriva l'esigenza di costituire tribunali ad hoc, tagliati su misura ratione materiae, ratione personae, ratione temporis, ratione loci a seconda delle problematiche, delle fattispecie e degli eventi. "Entrambi i fenomeni della globalizzazione e della localizzazione sono alla base dell'istituzione di tribunali in grado di applicare e interpretare norme e trattati non sottoponibili agli organi giurisdizionali interni e di provvedere a sanzionarne le violazioni. I nuovi organi giurisdizionali sono composti da giudici internazionali che applicano norme internazionali, ma esistono anche Corti e Tribunali composti da giudici interni e internazionali che applicano norme interne e norme internazionali (nei cosiddetti tribunali penali misti)".
"In alcune regioni del mondo – prosegue la Professoressa - oggi esiste una molteplicità tale di tribunali internazionali da causare con frequenza sovrapposizioni di competenze. In particolare in Africa, dove da un'iniziale mancanza di interesse nei confronti della giurisdizione internazionale, si è passati all'istituzione di una serie di tribunali regionali e sub-regionali, le cui competenze in molti casi sono tra loro simili. Ciò dà origine a una sorta di forum shopping nella ricerca dell'organo giurisdizionale ritenuto più favorevole alla posizione della parte ricorrente".
La pluralità di corti e tribunali può produrre non solo conflitti di giurisdizione e talvolta anche contrasti di giurisprudenze, ma questo non deve creare dubbi ed incertezze. "È possibile che vi siano diverse interpretazioni della stessa norma a seconda dei tribunali scelti. Può sembrare sbagliato ma riflette un processo naturale, cui già assistiamo negli ordinamenti interni: ogni giudice ha la sua visione e nessuno, può garantire l'interpretazione di una norma in maniera sempre uguale".
Nella nuova edizione del suo libro la Professoressa di Diritto della giurisdizione internazionale aggiorna la ricerca con l'analisi dei casi più recenti decisi dai diversi organi giurisdizionali internazionali esaminati e chiude osservando come "seguendo l'evoluzione della comunità internazionale, il concetto di giurisdizione internazionale si sia modificato nel tempo, staccandosi dalla sua connotazione tradizionale ancorata alle controversie interstatuali, e abbia cercato nuove soluzioni a problemi inediti nella comunità internazionale o risolti in precedenza dai tribunali interni degli Stati. Oggi la giurisdizione internazionale si intreccia e si sostituisce alla giurisdizione interna con frequenza sempre maggiore. E anche quando poi se ne ritrae, dà comunque origine a significativi processi di trasformazione della società internazionale".