In Il giudice e l'economia il Professor Giancarlo Montedoro, Consigliere di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per gli Affari giuridici e le relazioni costituzionali e docente di Diritto pubblico dell'economia alla LUISS, esplora le evoluzioni più recenti della giustizia amministrativa. Pubblicato da LUISS University Press, il libro si concentra sugli effetti della globalizzazione sul costituzionalismo liberale delle varie nazioni europee e sul ruolo del giudice amministrativo nei processi moderni e viene presentato nell'Aula Toti del campus di Viale Romania giovedì 12 novembre alle ore 17:30.
"Il giudice amministrativo viene chiamato anche giudice dell'economia - racconta il Professor Montedoro - perché nella maggior parte dei paesi europei dove l'economia è gestita da istituzioni pubbliche è il primo a riconoscere le trasformazioni del mondo economico". Giurisprudenza ed economia sono due discipline regolate da un rapporto stretto e antico: "si tratta di scienze sociali che derivano dalla filosofia morale e che il tempo ha sbilanciato a favore dell'economia e del prevalere della finanza. Per un giurista di oggi è importantissimo conoscere la scienza economica ed essere consapevole dei meccanismi e degli interessi sottostanti alle norme. All'inverso, l'economista deve conoscere il diritto per non produrre solo analisi e modelli astratti".
Oggi la globalizzazione e i processi legati alla costruzione dell'Unione europea stanno trasformando le amministrazioni pubbliche e il mondo giudiziario, imponendo revisioni dei costi, tempi più brevi e responsabilità maggiori. "Sono cambiamenti molto forti dovuti ai vincoli del pareggio di bilancio e che richiedono un giusto equilibro tra giudice e legislatore. Il parlamento e il governo determinano il giusto equilibrio fra i diritti e il loro costo, ma sta poi ai giudici difendere i parametri costituzionali e normativizzare i poteri costituenti".
Lo stato di emergenza della crisi finanziaria attuale mostra alcune contraddizioni profonde del sistema economico attuale, che richiedono riforme strutturali e non solo un cambiamento culturale. "Nel suo ultimo libro Jacques Attali sostiene che dobbiamo cambiare atteggiamento, smettere di essere rassegnati reclamanti e prendere in mano le nostre vite. È un ragionamento corretto: la politica per come l'abbiamo conosciuta nel senso otto-novecentesco sta sparendo e le costituzioni future sono ancora in costruzione. Eppure, penso che non esistano soluzioni esistenziali a contraddizioni sistemiche che richiedono misure politiche oltre al coraggio di rinunciare alla vecchia idea di sovranità".
Questo processo costituente dell'Europa è ancora in pieno sviluppo e vede lavorare tanto la Corte di Giustizia quanto le istituzioni dell'Unione europea. "Per tanto tempo il motore della costruzione europea è stata la Corte di Giustizia in Lussemburgo. I giudici comunitari hanno compiuto un'opera immane di incontro tra tradizioni giuridiche diverse. Con la crisi dell'euro è chiaro che il motore è diventata la Banca Centrale Europea e le politiche quelle stabilite dalla lettera di Jean Claude Trichet e Mario Draghi nel 2011 per accelerare riforme strutturali nei paesi europei più deboli per capacità produttiva. Ma anche le decisioni della BCE sono state vagliate dai giudici di Lussemburgo con la sentenza che lo scorso 16 giugno le ha stabilite come conformi al Trattato".
Questa normativizzazione del potere costituente dell'Europa è un segnale di speranza per il Professor Montedoro. "Il poeta Gottfried Benn diceva che 'vivere è gettare ponti su fiumi che se ne vanno'. L'Unione europea avrà qualche difficoltà a governare le dinamiche a venire ma non deve rinunciare a gettare ponti su questi fiumi sfuggenti che vanno verso tutto il resto del globo".