"Le migrazioni sono un elemento imprescindibile nell'evoluzione delle società umane": questa la tesi centrale di Movimenti di popolazione, il libro, in ristampa, che il Professor Alfonso Giordano, docente di Geografia politica alla LUISS, ha scritto per la collana Piccole introduzioni della LUISS University Press. "Le migrazioni costituiscono un fenomeno antico come l'umanità stessa – spiega il Professor Giordano. Non c'è dubbio che per gran parte della loro storia gli esseri umani siano stati in movimento e che la sedentarietà abbia costituito un'eccezione. I movimenti di popolazione hanno reso possibile la diffusione della specie umana nei continenti e, in buona sostanza, la vita dell'uomo sulla Terra è stata caratterizzata da varie fasi di spostamento territoriale".
Un processo millenario che ha visto nella globalizzazione, nei ridotti costi di spostamento e nell'accessibilità alle moderne tecnologie di comunicazione, un'amplificazione del fenomeno migratorio, per il numero ma soprattutto per la tipologia di persone coinvolte. "Dal 1989 ai giorni nostri i movimenti di popolazione hanno dovuto confrontarsi con uno scenario riconfigurato. Il mondo bipolare è crollato, il colonialismo si è esaurito e l’economia si è ampliata su scala globale, registrando l'entrata in scena di nuovi paesi sia come punti di partenza sia come mete di attrazione. Nuove tipologie di migrazioni, come quelle femminili e quelle qualificate, stanno assumendo rilevanza nelle agende politiche degli Stati".
Il libro propone anche una classificazione di più immediata comprensione delle migrazioni secondo alcune macro-categorie: spazio (coordinate geografiche), tempo (periodo storico) e volontà, ovvero il grado di esigenza a intraprendere il viaggio da parte del migrante. "La confusione esistente sui termini come migrante per lavoro, irregolare, clandestino, rifugiato, profugo, di seconda generazione o richiedente asilo e l'incertezza delle statistiche confermano la multiformità e la complessità del fenomeno. Non bisogna però cedere alla tentazione di incasellare il migrante nell'ambito di una sola categoria, per di più credendola stabile nel tempo. La stessa persona può non solo appartenere a più di una delle categorie sopra menzionate ma può attraversare le diverse classificazioni secondo il momento in cui la sua situazione viene analizzata".
Un'altra classificazione propone di considerare i movimenti di popolazione in base alle funzioni storiche dell'immigrazione: "di popolamento, che ci ricorda il costituirsi di nuovi paesi come Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda; economica, legata allo sviluppo di molti paesi che si sono basati sul reclutamento di forza lavoro immigrata; e umanitaria, che si riferisce alla possibilità di tutelare il migrante che si trovi in condizioni di rischio, ciò che in sostanza stiamo sperimentando negli ultimi periodi sulle coste del Mediterraneo".
I movimenti attraverso il Mediterraneo e, in particolare, l'allargamento dell'Unione europea e la creazione di un'area di libera circolazione sono proprio alcune fra le questioni più sensibili nel dibattito contemporaneo, sulle quali il Professor Giordano ritiene si debba fare delle riflessioni attente. "L'Accordo di Schengen ha modificato la geografia politica delle migrazioni e ha avuto pesanti implicazioni politiche, sociali e giuridiche non solo nelle nazioni dell'UE. Da un lato l'accordo aveva la pretesa di creare per la prima volta nella storia del Vecchio Continente un confine sovranazionale; dall'altro relegava a un ristretto numero di Stati (quelli confinanti con gli Stati extra-UE) l'onere di sorvegliarlo e di rimpatriare eventuali migranti illegali provenienti da paesi terzi. Il punto è che gli Stati UE non hanno dato seguito alle previsioni del Trattato e soprattutto alla Convenzione di applicazione, che annoveravano un insieme di misure compensative per evitare che la libertà di circolazione delle persone si trasformasse in un vero e proprio volano per i traffici illegali di cose o persone".
In questo contesto, l'Italia è risultata uno dei paesi chiave nel controllo dei flussi verso l'Europa pur essendo impreparata all'immigrazione. "Il nostro paese ha avuto, come noto ma come spesso si tende a dimenticare, una grande tradizione migratoria nel passato. A cominciare dagli anni Settanta e in particolare negli Ottanta e Novanta del Secolo scorso diviene una delle nuove mete di migrazione. Per questo, l'Italia ha sottovalutato l'importanza di una visone politica nei confronti del fenomeno migratorio. Oggi esiste sicuramente un'emergenza migranti in Italia che pone il paese sotto pressione in quanto zona di frontiera europea. Se confrontiamo però il numero degli immigrati più o meno stabili sul territorio italiano (poco più di cinque milioni e mezzo di persone, il 9,5% della popolazione italiana, nella stragrande maggioranza regolari) con quello degli altri grandi paesi europei (vale a dire meno del 12,4% del Regno Unito, dell'11,9% della Germania, dell'11,6% della Francia e del 13,8% della Spagna), la media italiana è in linea, anzi è inferiore".
Il libro sarà anche testo di riferimento per il corso di Geografia politica del prossimo semestre, in cui Giordano condividerà la cattedra con il Professor Jared Diamond. Se il Premio Pulitzer affronterà gli argomenti del suo più recente lavoro Da te solo a tutto il mondo, frutto di una serie di seminari tenuti nella primavera 2014 alla LUISS, il Professor Giordano proporrà un approccio multidisciplinare verso molti degli aspetti che riguardano i delicati equilibri tra uomo e territorio. "I movimenti di popolazione coinvolgono una molteplicità di aspetti della vita umana così come una pluralità di discipline d'analisi. È fenomeno davvero articolato e talmente insito nella natura umana da renderlo facilmente banalizzabile dai media e sfruttabile in maniera populistica dalla politica. Al tempo stesso, pone opportunità e sfide non sottovalutabili e non rinviabili che richiederebbero una corretta informazione e un adeguato approfondimento per una visione concreta e umana del paese che si è e che si vorrebbe essere".