Come risponde il liberalismo alla presenza delle religioni nell'arena politica delle società contemporanee? Il volume Rawls and Religion, pubblicato da Columbia University Press e curato da Tom Bailey, docente alla John Cabot University, e da Valentina Gentile, docente di Filosofia politica e vice-direttrice del Center for Ethics and Global Politics della LUISS, rappresenta un contributo importante per rispondere a domande di questo tipo.
Il libro raccoglie alcuni tra i lavori più importanti nel dibattito accademico internazionale che ripercorrono gli sviluppi più recenti della discussione attorno all'opera Liberalismo Politico (1993) del filosofo americano John Rawls, ovvero "la più significativa e sofisticata risposta liberale al problema del pluralismo morale e religioso che caratterizza le democrazie contemporanee" secondo la curatrice. "Il rapporto tra religione e politica rappresenta un aspetto centrale del pensiero liberale fin dalla sua nascita – spiega la professoressa Gentile. Negli ultimi decenni, tuttavia, questo dibattito si è nutrito di nuovi contenuti e sforzi teorici. Una delle questioni più dibattute riguarda il rapporto tra la politica liberale e le nuove voci e sensibilità religiose emerse ovunque nei paesi Occidentali, a partire dal rapporto tra Islam e liberal democrazia".
Il volume risponde a quelle critiche che sottovalutano l'importanza delle religioni per il liberalismo politico di Rawls. "Se il liberalismo moderno - prosegue la docente - nasceva come antidoto all'intolleranza religiosa e rispondeva all'esigenza di garantire stabilità politica attraverso l'esclusione delle religioni dalla sfera pubblica, l'evoluzione del pensiero liberale, e in particolare il lavoro di John Rawls, ha contribuito alla formazione di un ideale di tolleranza volto ad accomodare e includere nella sfera pubblica le visioni morali e religiose, piuttosto che escluderle".
In che modo la concezione contemporanea dell'autorità politica liberale esprime un ideale di tolleranza? "Secondo Rawls, per essere stabile e durare nel tempo la concezione dell'autorità politica di una democrazia liberale deve poter essere il frutto di ciò che chiama un consenso per intersezione tra diverse visioni morali e religiose. La tolleranza liberale è rappresentata da Rawls nei termini di un ideale di cittadinanza che riconosca il disaccordo morale come esito naturale dell'esercizio della ragione all'interno di uno schema di giustificazione dell'autorità politica condiviso e basato sui valori politici di libertà ed eguaglianza".
Secondo queste critiche, l'idea contemporanea di tolleranza presuppone un modo tipicamente liberale di intendere l'autorità politica. "Innanzitutto, – chiarisce la professoressa Gentile - Rawls distingue il piano 'meta-filosofico' di una concezione puramente politica dell'autorità statale liberale da quello del liberalismo inteso come 'dottrina comprensiva'. Il liberalismo come dottrina comprensiva ragionevole, al pari di altre visioni religiose o filosofiche 'ragionevoli', rappresenta una delle possibili visioni comprensive che supportano la concezione condivisa dell'autorità politica liberale. A tal proposito, l'idea di 'consenso per intersezione' implica che l'adesione a questa concezione condivisa avvenga sulla base delle convinzioni profonde di ciascuno".
Un modo diverso di interpretare le critiche al progetto di un liberalismo politico deriva invece da una prospettiva interna alle religioni. Come risponde il liberalismo politico alle sfide sollevate dai cittadini di fede e, in particolare, all'obiezione di coscienza? "Rawls intende rispettare l'integrità dei cittadini di fede - piega Gentile - ricongiungendo i valori politici affermati nella concezione della giustizia con i valori morali riconosciuti come veri all'interno di ciascuna dottrina religiosa ragionevole".
Questo obiettivo è perseguito in diversi modi: uno di questi è l'interpretazione inclusiva dell'idea di ragione pubblica. "L'ideale di 'ragione pubblica' è un vincolo cui cittadini ragionevoli di una società liberal-democratica devono ispirarsi nella discussione pubblica. Tuttavia, Rawls privilegia un'interpretazione inclusiva del dibattito pubblico di ragioni (non-pubbliche) di natura religiosa o morale. Per Rawls è importante comprendere l'importanza che certi argomenti religiosi hanno avuto in determinati momenti storici e che ancora oggi possono avere nel supportare lo sviluppo e l'affermazione di valori politici. Un esempio è quello di Martin Luther King che nella sua battaglia per diritti civili ha fatto largo uso di argomenti di natura religiosa. In questo caso, invocare ragioni religiose era necessario a supportare valori politici che sarebbero poi diventati parte della concezione condivisa di giustizia".