Per capire se e come i processi di democratizzazione e di sviluppo economico si influenzano a vicenda, il Professor Raffaele De Mucci, ordinario di Sociologia politica alla LUISS, ha curato una raccolta di saggi sul tema. Economia di mercato e democrazia: un rapporto controverso, edito da Rubbettino, è un volume sviluppato col contributo dei ricercatori del LUISS Laps - Laboratorio di analisi politica e sociale e di altri importanti studiosi internazionali che rientra all'interno del progetto PRIN 2009 sul tema Perché democratizzare? Le cause della crisi e del crollo dei regimi non democratici nella terza ondata.
"Lo sviluppo economico non coincide sempre con l'economia di mercato" spiega il Professor De Mucci. "La crescita più o meno esponenziale e progressiva del prodotto interno lordo si può realizzare a prescindere dal regime politico, non è una caratteristica tipica della democrazia e in particolare della democrazia liberale".
La cornice della globalizzazione offre un quadro abbastanza ampio e sfaccettato da cogliere la complessità e le contraddizioni di questo rapporto. I saggi contenuti nel libro considerano varie ipotesi a seconda che si assuma il mercato e la democrazia come la causa o l'effetto delle reciproche relazioni. "Nell'ipotesi in cui il mercato funziona da variabile indipendente, scopriamo che può contribuire oppure ostacolare in modo diretto il consolidamento democratico. Per esempio, nei paesi delle repubbliche ex-sovietiche (in particolare nell'area asiatica), il mercato degli 'oligarchi', che non ha nulla da spartire con il modello del libero mercato, ha di fatto ostacolato il consolidamento della democrazia".
L'altra ipotesi esplorata è quella in cui è il regime democratico a essere la variabile indipendente e a influenzare l'insorgere del libero mercato. "Ma esiste anche l'ipotesi che ci sia un rapporto spurio tra le due variabili, in cui nessuna influenza l'altra e che ad agire siano invece variabili intermedie come la cultura, l'istruzione, la religione o altri fattori extraeconomici ed extrapolitici".
In ogni caso, la definizione stessa di democrazia è controversa: "Quando si parla di democrazia, bisogna intendersi su cosa si parla. Il 90% dei regimi rappresentati all'ONU si autodefiniscono democratici e ognuno di questi ha una propria idea del concetto. La tradizione occidentale conosce la democrazia come democrazia liberale, con forme di governo che non hanno praticato percorsi semplificati nel passaggio dall'autoritarismo alla democrazia, ma hanno sempre avuto l’intermediazione dello stato di diritto".
In questo senso, anche nell'Unione europea la relazione fra mercato e democrazia è falsata da una sorta di dirigismo centralistico: "Un livello eccessivo e anomalo di democrazia, intesa come dirigismo, interventismo, big government rispetto all'autonomia del libero scambio invera quella 'presunzione fatale', come direbbe Friedrich von Hayek, di poter regolare l'economia: ed è un vizio che sta caratterizzando anche la democrazia esercitata all'interno dell'Unione europea".
Il rapporto fra le due variabili, tuttavia, non è paritario, come rivelano i vari case study evidenziati dalle ricerche: "Se è vero che laddove c'è un regime democratico è sempre presente un'economia di mercato e che non si conoscono casi storici in cui ci sia democrazia senza mercato, non è sempre vero il contrario: in quanto possono esserci casi in cui aperture all'economia di mercato non si accompagnano all'esistenza di un regime democratico".
Il discorso si può applicare a tempi e luoghi differenti: dal Cile di Pinochet alla Cina odierna, fino a toccare anche fenomeni più complessi come i sommovimenti della cosiddetta Primavera araba. "Questi paesi hanno conosciuto e conoscono delle scorciatoie rispetto allo stato di diritto e alla cultura delle istituzioni di tipo liberale, che portano a forme di democrazia molto diverse da quelle che conosciamo. Il rapporto fra le due variabili è sempre un rapporto empirico: al momento, la ricerca ci dice che sono false quelle economie di mercato che non sono approdate alla democrazia compiuta e sono pseudo-democrazie quelle che non possiedono una reale economia di mercato".