Oltre a essere uno dei temi più dibattuti negli ultimi decenni, la privacy è al centro del libro del ricercatore della LUISS Michele Bocchiola. Pubblicato da LUISS University Press, Privacy nasce da un progetto di ricerca sulle nuove forme di interazione via internet condotto assieme ai docenti Sebastiano Maffettone e Gianfranco Pellegrino per il Center for Ethics and Global Politics.
Studiando a fondo le implicazioni etiche e politiche e la letteratura filosofica sul tema, Bocchiola giunge alla conclusione che la privacy è la soluzione sbagliata alle sfide poste dalla contemporaneità. La tesi di fondo del saggio è che non esiste la privacy, anche se esistono i problemi che la privacy avrebbe dovuto risolvere. "Il termine privacy è vuoto perché non si riferisce a un interesse umano fondamentale o a un problema specifico", dice Bocchiola. "La privacy è nata come strumento per ricercare la giusta misura tra la riservatezza assoluta e la totale apertura al mondo, tra la paranoia di chi non vuole che nessuno sappia che cosa stiamo facendo e l'esibizionismo più sfrenato. Il problema è che si è abusato di questo termine, mettendo insieme cose troppo diverse tra loro per essere comprese da un unico concetto. In parole povere, si è annacquato il concetto di privacy fino al punto da renderlo vuoto".
Il concetto di privacy può essere scomposto nelle sue componenti più fondamentali. Bocchiola ne individua tre in particolare: "La prima riguarda la sfera più personale, quella della solitudine – lo stare da soli, con i propri pensieri. La seconda riguarda le relazioni sociali o amicali, l'intimità – quando stiamo con la propria famiglia o gli amici. La terza, l'anonimato, comprende l'ambito pubblico e il modo in cui interagiamo con le persone al di fuori delle cerchie sociali più ristrette. Questi tre concetti non sono sovrapponibili – non rappresentano, cioè, tre dimensioni della stessa idea o tre sfere concentriche. Sono radicalmente differenti".
Le complessità del concetto di privacy si riflettono anche sulla legislazione in materia. Anche se l'attuale legge sulla privacy costituisce di certo un passo avanti ("come ogni legge che attribuisce più diritti alle persone"), Bocchiola ritiene che debba essere superata nei suoi limiti più evidenti, come quello di proteggere solo certe informazioni a scapito di altre. "Il punto è questo: visto che queste sono informazioni personali – che riguardano cioè la mia persona – perché non posso disporne come voglio? Come ricorda il professor Stefano Rodotà – che ha generosamente accettato di scrivere una prefazione a questo mio lavoro – è giunto il momento di costituzionalizzare i diritti alla persona e non solo di proteggere i dati personali".
L'attenzione alla privacy è aumentata anche in conseguenza dell'innovazione tecnologica, come sembra raccontarci ogni giorno l'utilizzo di piattaforme come i social network. "Come ogni cosa, anche la tecnologia ha due facce e bisogna sapere regolare il suo utilizzo in maniera adeguata. Con i social network posso stare in contatto con i miei amici dall'altro capo del mondo, ma lascio la possibilità di essere osservato da un numero indefinito di persone". Secondo Bocchiola, "siamo passati dal famoso 'quarto d'ora di celebrità' al tentativo di essere sempre presenti, a qualsiasi livello. Il problema, però, sono i contenuti. Parafrasando il professor Maffettone in un suo articolo per il Corriere della sera, tutti hanno il diritto di dire qualcosa, ma non tutti hanno necessariamente qualcosa da dire".