"La riconfigurazione dello scenario politico è in corso da ormai 30 anni e ha molto a che fare con quel processo di trasformazioni in senso transnazionale che chiamiamo Globalizzazione". Il Professor Raffaele Marchetti, docente LUISS di Relazioni internazionali e Politiche pubbliche internazionali nel Dipartimento di Scienze Politiche, non ha dubbi sull'influenza che la globalizzazione ha avuto sulla politica contemporanea. All'argomento ha dedicato un testo, La politica della globalizzazione, da poco pubblicato per Mondadori Education.
Il libro ha un doppio scopo: da un lato chiarire i nuovi meccanismi di governance globale, quelli che "sempre di più incidono sulle vite individuali, anche a livello nazionale e locale", in modo da offrire una guida per affrontare la complessità del nostro sistema socio-economico. Dall'altro lato, "mappare le posizioni principali del mondo di oggi e orientare il cittadino e l'imprenditore politico nelle loro pubbliche azioni".
L'ipotesi di fondo del libro è che un quadro concettuale con migliori chance di interpretare la costellazione politica attuale sia quello centrato sul fenomeno della globalizzazione. "È in riferimento al posizionamento politico rispetto a questioni di policy centrali per la globalizzazione (come l'integrazione dei mercati, la delega di sovranità e la partecipazione alle organizzazioni regionali), che noi possiamo meglio capire le divisioni politiche di oggi, il campo sul quale si gioca la partita politica di quest'epoca".
Alla tradizionale distinzione tra destra e sinistra, Marchetti sovrappone oggi un nuovo cleavage pro- o antiglobalizzazione e, per quanto ci riguarda più direttamente, il suo correlato regionalista fra europeisti o antieuropeisti. "Dobbiamo distinguere tra una destra globalista e una destra localista, così come tra una sinistra globalista e una sinistra localista. Questa doppia distinzione ci aiuta a comprendere l'egemonia politica del globalismo sul localismo, e perché oggi spopolino governi centristi e grandi coalizioni globaliste contro delle opposizioni localiste".
Uno degli esempi più lampanti per comprendere questo riposizionamento viene dai risultati delle ultime Elezioni Europee del maggio 2014, in cui "i partiti euroscettici o eurocritici hanno ottenuto un risultato considerevole grazie a una campagna d'opposizione rispetto ai partiti che sono da sempre a favore del progetto di integrazione europea".
In questo contesto, pesa senz'altro anche la crisi economica degli ultimi anni, che ha accentuato e accelerato questo tipo di polarizzazioni. Ma, come sottolinea Marchetti, "la crisi è a sua volta un fenomeno che va oltre le barriere nazionali, oltre quello che il famoso sociologo tedesco Ulrich Beck chiama nazionalismo metodologico e che ha a che fare coi processi di integrazione, sia regionali che globali".
La politica della globalizzazione nasce quindi con l'intento di tracciare un quadro del pensiero e dell'agire politico in un mondo in cui "siamo andati oltre la classica dicotomia destra-sinistra, come dimostra anche la composizione degli ultimi tre governi italiani". Un quadro che ci impone di imparare a "giocare efficacemente all'interno del panorama stratificato e sempre più transnazionale delle opportunità politiche del mondo contemporaneo".