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Il Medio Oriente è vicino

La docente LUISS Francesca Corrao legge le dinamiche interne ai più recenti conflitti nel mondo arabo: dall’ISIS al Nord Africa passando per Gaza

Francesca Corrao LUISS

La Professoressa Francesca Corrao è docente LUISS di Lingua e cultura araba e direttrice del Master in Economia e istituzioni dei paesi islamici della School of Government. Autrice, col Professor Sebastiano Maffettone, di un recente saggio su minoranze e multiculturalismo contenuto in Multiculturalism and Minority Rights in the Arab World e del libro Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea, ci aiuta oggi a leggere la mappatura e a comprendere le differenti dinamiche interne dei più recenti conflitti che hanno interessato la politica internazionale: dagli ultimi capovolgimenti nelle rivoluzioni del Nord Africa fino alla figura del jihadista al-Baghdadi, autoproclamatosi Califfo di uno Stato Islamico collocato fra l'Iraq e la Siria. Senza dimenticare l'inasprimento del conflitto israelo-palestinese e i raid aerei che hanno già causato centinaia di vittime.

"Prima di tutto, andrei cauta nel parlare di uno Stato Islamico: le informazioni che arrivano sui nostri giornali sono frammentate e vaghe. Alcune fonti di informazioni arabe sostengono che Mossul - la città dove al-Baghdadi si è autoproclamato leader - sia ancora gestita dai suoi cittadini e che le forze dell'ISIS siano concentrate nella comunicazione e nell'aggressione ai militari che da Baghdad cercano di riconquistare il territorio perduto". Secondo Corrao, in tutta la regione c’è piuttosto molta preoccupazione per questo evento, così come in altri paesi arabi: "L’idea di un ritorno della figura del Califfo può avere un seguito tra i giovani sbandati ed emarginati sia della fascia nordafricana che mediorientale, soprattutto in questa fase in cui si assiste alle difficoltà degli Stati nazionali nati sulla scia degli accordi di Sykes-Picot; è evidente che la transizione post-rivoluzionaria ha dimostrato non poche difficoltà a organizzare dei governi più liberali e democratici".

Ciò non significa, tuttavia, che dobbiamo confondere le varie realtà del mondo arabo. Ad esempio, le azioni terroristiche che hanno avuto luogo negli ultimi giorni in Libia e in Egitto non vanno giudicate con lo stesso metro. "La situazione in Libia è molto più drammatica, radicale e ha alle spalle uno stato gestito in maniera molto più dittatoriale di quanto non lo fosse l’Egitto. Gli egiziani rivendicano il fatto che ben 20 milioni di persone siano scese in piazza per chiedere le dimissioni di Mursi e dei Fratelli Musulmani, eletti democraticamente ma incapaci di gestire in maniera democratica il governo del paese; così come rivendicano il diritto di dare una chance all'attuale Presidente al-Sisi per trovare una soluzione meno conflittuale alla transizione".

Corrao LUISSAlla base di questi disordini, c'è da considerare la grave crisi economica degli ultimi anni, che è stata già una delle cause scatenanti delle rivoluzioni arabe; crisi che si è poi aggravata nel momento in cui "l'instabilità politica dell’area ha allontanato gli investimenti occidentali e ha favorito quelli dei paesi del Golfo e quelli della Cina". Corrao parla non a caso di 'rivoluzioni arabe' anziché di 'primavera araba', considerato che i movimenti di piazza sono cominciati nell'inverno del 2010-2011 e che le rivoluzioni sono processi storici più complessi: "anche la Rivoluzione francese dopo momenti di gloria ebbe un seguito di terrore spaventoso e un ritorno delle famose 'teste coronate' sui troni d'Europa".

Le crisi in Nord Africa e nei paesi coinvolti dalle attività dell’ISIS non possono farci dimenticare quello che sta succedendo tra Israele e Palestina: "non dobbiamo distogliere lo sguardo da questa recrudescenza del conflitto che, se da una parte trae profitto da una distrazione internazionale a causa delle continue esplosioni mediorientali, dall'altra è un'intensificazione preoccupante per le popolazioni e per le ricadute sulla regione". A questo proposito, Corrao cita le parole del Premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi, che, intervenuta per una lezione magistrale al Master MISLAM ha detto: "Non c’è nessuna violenza che abbia mai posto fine alla violenza". Per questo, prosegue la professoressa: "È fondamentale avere una buona conoscenza dei fatti, perché altrimenti si improvvisano azioni che peggiorano la situazione. Le realtà dei paesi islamici sono molto vicine e speculari rispetto al nostro modo di essere. Inoltre, fenomeni migratori ci riguardano e non possiamo liquidare superficialmente tutto il Medio Oriente con pregiudizi e formule riduttive come fondamentalismo o terrorismo. Il problema della violenza esiste ma, come ha dimostrato l'incontro promosso dal Papa, non bisogna ignorare che la maggior parte della popolazione vuole la pace".