Secondo le stime più accreditate, l’aumento di spesa pubblica necessaria a contenere l’epidemia del Covid-19 e il conseguente danno economico a imprese e famiglie potrebbe essere nell’ordine di 80-100 miliardi, che porterebbe il rapporto debito-Pil dell’Italia oltre il 150%. Il timore è che una ulteriore crescita del debito pubblico, in un momento in cui misure di analoga portata saranno probabilmente necessarie negli altri paesi dell’Eurozona, possa generare un aumento dei tassi d’interesse che si aggiungerebbe al costo fiscale complessivo. Sembra importante, quindi, esplorare strade che rendano interventi di questa grandezza politicamente ed economicamente sostenibili. La Commissione Europea ha proposto l’attivazione della “clausola generale di fuga”, che implica la sospensione del Patto di Stabilità e attribuisce ai Paesi coinvolti dalla pandemia tutta la flessibilità di bilancio; due giorni prima la BCE aveva annunciato un programma emergenziale di acquisto di titoli pubblici e privati (PEPP) del valore di 750 miliardi fino a fine 2020, che si aggiunge agli ulteriori 120 miliardi di Quantitative Easing già annunciato il 12 marzo come prima risposta all’emergenza.