Da qualche giorno molti di coloro che utilizzano canali informatici ricevono avvisi molto preoccupanti, anche da parte della Polizia Postale, in cui si segnala la presenza di alcuni malware diffusi via e-mail attraverso campagne massive di spam. Naturalmente, in un periodo in cui la nostra vita è condizionata dal dilagare dell’epidemia, la prima domanda che sorge spontanea è: chi in un momento così tragico può pensare di sabotare un mezzo di comunicazione rivelatosi oggi indispensabile per aiutarci ad affrontare l’emergenza coronavirus? Un mezzo che ci consente di non far perdere l’anno scolastico agli studenti, di organizzare lezioni universitarie e sedute di laurea da remoto, di tenerci in contatto costante con parenti e amici più o meno lontani, di tenere consigli di amministrazione, di organizzare il lavoro giudiziario e quello produttivo. Un mezzo che consente alle Autorità e alle Istituzioni di trasmettere messaggi, indicazioni di medicina preventiva, statistiche, Decreti che richiedono una immediata attuazione, prescrizioni di regole e comportamenti. Certo, esistono anche altri mezzi di comunicazione efficacissimi e tempestivi, come la radio e la televisione, ma chi di noi non ha selezionato le comunicazioni in rete che più gli interessavano per conservarle, studiarle, analizzarle, approfondirle? Proprio oggi che tutti, indistintamente, abbiamo scoperto quanto insostituibile sia questo sistema di comunicazione, siamo applicati per trarne le massime risorse e per accelerare al massimo processi di e-learning, di notifiche in via telematica, di riconoscimenti di valore legale alle attività realizzate via internet, rileviamo quanto esso sia pericolosamente fragile e penetrabile da malintenzionati.