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Luiss Open: Bando allo "spin", ecco i veri equilibri di potere e il ruolo dell'Italia nella nuova Commissione Ue

Le riflessioni di Giacomo Luchetta, Professore della School of Government Luiss, sulle conseguenze del nuovo assetto della Commissione europea 

25pm

Se la nuova Commissione europea e i singoli commissari incasseranno la fiducia del nuovo Parlamento, per la prima volta da quando è in vigore il trattato di Maastricht – e quindi da quando sono in vigore i vincoli europei alle politiche di bilancio nazionali – l'Italia otterrà il portafoglio agli Affari Economici. Questo portafoglio è tra i più pesanti della Commissione europea, perché include le deleghe al controllo delle politiche di bilancio nazionali e alle politiche fiscali. Nonostante questo apparente – e, da osservatore, sorprendente – risultato, oggi su molti media nazionali ed internazionali si dà un grande risalto al fatto che il neo Commissario Gentiloni sia in realtà "commissariato" dal vice presidente Dombrovskis. Da un'analisi più approfondita dei documenti pubblicati dalla Commissione europea sui nuovi assetti di potere e gestionali per il periodo 2019-2024, emerge in realtà che così non è.

Fino al 2014, le vice presidenze della Commissione europea erano un titolo puramente onorifico, concesso o ai commissari dei grandi paesi, o a quei politici che potevano vantare un lungo cursus honorum nelle istituzioni. In pratica, c’erano 27 commissari, alcuni dei quali insigniti del titolo di vice presidente, senza alcun potere aggiuntivo. Questo assetto cambia nel 2014, quando viene istituito dalla Commissione Juncker un certo numero di vice presidenze con funzioni di coordinamento. In pratica, cinque membri della Commissione europea non erano più responsabili di nessuna Direzione Generale (l'equivalente di un ministero di un governo nazionale), ma avevano il compito di coordinare le azioni degli altri commissari in alcune aree tematiche (p.e. economia, sviluppo sostenibile). Questo compito veniva accompagnato da un potere di veto: i commissari non potevano proporre iniziative nelle proprie aree di competenza senza l'assenso del vice presidente responsabile per l'area tematica. I motivi di tale innovazione erano due: i) aumentare il coordinamento interno della Commissione europea, che spesso lavora come una confederazione di repubbliche indipendenti; ii) diminuire il numero di commissari responsabili di una Direzione Generale, in quanto l’allargamento a 28 aveva portato a un'eccessiva frammentazione delle competenze.

Con la nuova Commissione von der Leyen, questo assetto cambierà di nuovo. Nella futura Commissione, rimarranno le vice presidenze con funzione di coordinamento, ma viene loro sottratto il potere di veto. Questo, di conseguenza, aumenta il potere dei singoli commissari tematici. Inoltre, la Commissione mette nero su bianco nei nuovi metodi di lavoro che il presidente sarà "il guardiano di equità, obiettività ed efficienza nel rapporto tra commissari e vice presidenti". Traducendolo dal linguaggio criptico delle istituzioni, questa frase sembra un chiaro indizio che la Presidente delega il potere di coordinamento, ma è pronta a riprenderselo nel momento in cui dovessero sorgere conflitti.

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