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Luiss Open: Il sistema politico cinese, l'analisi di Daniel A. Bell

Il sociologo canadese è autore del libro Modello Cina, edito da Luiss University Press

25am

Forse per contenere il potere dei capitalisti c'è bisogno del pugno di ferro. Come sappiamo, Karl Marx teorizzava l'esproprio della proprietà privata e una "dittatura del proletariato" come la fase temporanea sulla strada verso il vero comunismo, ma "esperimenti" di marxismo nel Ventesimo secolo hanno (a ragione) delegittimato quell'opzione. Ci sono comunque altre possibilità. Niccolò Machiavelli è noto soprattutto per la sua cinica proposta di ricorrere ad astuzia e doppiezza nell'arte di governare, ma disprezzava il governo dei ricchi ed era a favore di repubbliche in cui la gente contesta con vigore e contiene la condotta delle élite politiche ed economiche attraverso voti extra elettorali.

Ispirato da Machiavelli, John P. McCormick propone nel contesto americano un corpo cittadino che escluda le élite socioeconomiche e quelle politiche e che accordi a persone comuni scelte a caso una significativa autorità di veto, legislativa e di censura all'interno del governo e sui funzionari pubblici. In teoria, questo tipo di corpo cittadino potente potrebbe contrastare l'influenza sproporzionata esercitata dai ricchi sulle attività governative, ma non è politicamente realistico. Prima di tutto, i ricchi probabilmente non si arrenderebbero senza lottare. McCormick suggerisce una misura per "privare i magnati dei loro privilegi" con il loro consenso: "potremmo considerare di proporre che gli individui che guadagnano di più nelle condizioni presenti, ad esempio 150.000 dollari di reddito, o che appartengono a nuclei familiari con un reddito netto superiore a 350.000 dollari (reddito, proprietà immobiliari e beni), siano sollevati da tutte le imposte come compensazione per rinunciare al diritto di votare e di candidarsi a una carica pubblica, o di contribuire con fondi alle campagne politiche". Ma anche se i ricchi valutano la ricchezza più di onori o cariche, come riconosce McCormick, non è probabile che "resistano alla tentazione di convertire il loro privilegio economico in potere politico, soprattutto per usare quest’ultimo per gonfiare ulteriormente il primo".

Ancora più fondamentale, la pratica del suffragio universale è divenuta quasi sacra nelle società democratiche moderne, e qualsiasi richiesta affinché le istituzioni politiche escludano formalmente una classe di persone non sarà probabilmente approvata da un punto di vista morale (per non parlare del problema che tali proposte violerebbero la costituzione statunitense). Non saranno soltanto i ricchi a obiettare alle proposte di privare una classe di uguali diritti di cittadinanza: lo faranno quasi tutti coloro che appartengono alle società democratiche, anche se non è nel loro interesse economico farlo. Perciò, ancora una volta, è meglio guardare a società non democratiche per alternative realizzabili. Le meritocrazie politiche, sgravate dalla necessità di scegliere leader politici attraverso elezioni libere ed eque, potrebbero avere più facilità nel tenere a freno il potere politico del capitale senza sacrificare meccanismi di mercato che sono il fondamento di innovazioni e capacità produttiva. L'ascesa economica di Singapore è stata guidata da leader scelti per merito che hanno costantemente sfruttato i radicali cambiamenti globali. Il governo ha tenuto molto a freno la finanza interna e fatto quel che poteva per invitare aziende internazionali, pur rimanendo al passo con le ricerche delle scienze sociali sui modi migliori di regolamentare la finanza e conservare la capacità di mettere in atto misure necessarie scevre dagli interessi particolari delle lobby. Come osserva The Economist, "le sole persone che hanno letto la pantagruelica legge di regolamentazione finanziaria Dodd-Frank nella sua interezza sono gli accademici americani, che la trovano una gran confusione, e la Singapore Monetary Authority, che ne sta studiando le opportunità".

La Cina, da parte sua, ha sviluppato un modello di capitalismo statale che mantiene le principali leve di intervento nelle mani del governo. Il modello ha consentito di evitare le grosse crisi finanziarie ed economiche che hanno funestato le democrazie capitaliste negli ultimi trent'anni, di indirizzare lo sviluppo in settori vitali come le telecomunicazioni, i trasporti e l'energia e di mantenere il controllo sugli investimenti stranieri e sulle fluttuazioni finanziarie. Ma la Cina e Singapore non sono messe molto meglio degli Stati Uniti in termini di disuguaglianza di reddito, che è peggiorata negli ultimi vent'anni. Anche se entrambi i paesi hanno livelli elevati di proprietà della casa e bassi livelli di disoccupazione (soprattutto Singapore), che riducono gli effetti tossici della disuguaglianza di reddito, ridurla è un problema sociale e una sfida politica quasi quanto lo è negli Stati Uniti. Quindi che cosa si può fare per tenere sotto controllo questa altissima disuguaglianza di reddito?

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