Innanzitutto, da dove arriva il fenomeno Donald Trump?
Alle radici della rivolta anti establishment, negli Stati Uniti e non solo, c'è un profondo e diffuso senso di sfiducia verso le istituzioni e verso le élites. All'indomani dell'elezione di Donald Trump, nel 2016, solo un cittadino americano su dieci riteneva che "il sistema” funzionasse; il 57% degli americani definiva il sistema "fallimentare", il 33% era incerto (fonte: 2017 Edelman Trust Barometer). La fiducia dell'opinione pubblica nei confronti del governo federale di Washington, tra l'altro, era ai minimi storici alla vigilia delle scorse elezioni presidenziali.
La situazione economica, per come percepita dalla maggior parte della classe media, contribuisce e rafforza i sentimenti anti establishment. Nel grafico qui sotto, sono raffigurati l'andamento della produttività e quello del reddito mediano reale di una famiglia negli Stati Uniti. Fino agli anni novanta produttività e reddito sono saliti di pari passo. Poi la produttività è continuata ad aumentare rapidamente, e il reddito reale invece no. Dietro questa divaricazione si nasconde la fortissima crescita della disuguaglianza che ha caratterizzato la società americana, e non solo, negli ultimi venti anni. Qui dentro ci sono i vincenti della rivoluzione tecnologica e della globalizzazione e ci sono i perdenti. È soltanto uno degli indicatori del'indebolimento della classe media e medio-bassa.
Per usare le parole di due analisti statunitensi, Dan McGinn e Peter D. Hart, all’indomani del voto del 2016: "Un ampio settore della nostra società è profondamente, visceralmente arrabbiato. Questa elezione ha costituito il segnale più evidente, per ogni istituzione statunitense, che la persona media si attende – e chiede – un posto a tavola. Quelli che hanno guidato questa rivoluzione sono persone comuni, si sentono 'estranei' al mondo di Washington, Los Angeles e New York. Non vanno da Starbucks, non accompagnano i propri figli a visitare i campus universitari, non guardano la televisione pubblica. Fanno shopping da Wal-Mart, mangiano da McDonald's, e sono più interessati alle competizioni sportive del liceo dei loro pargoli che allo sport professionistico. Il loro reddito è in calo e non hanno risparmi su cui contare per andare in pensione. Ritengono che i loro genitori e i loro nonni abbiano costruito questo Paese. E martedì notte hanno urlato: vogliamo riprenderci il nostro Paese".
Quali sono i fattori che potrebbero far presagire una sconfitta di Donald Trump alle elezioni del 2020?
Innanzitutto occorre ricordare che Trump deve la propria elezione a tre Stati in cui ha vinto in maniera relativamente inaspettata – Michigan, Wisconsin e Pennsylvania – e che complessivamente in questi tre Stati sono stati decisivi appena 77.000 voti. Parliamo di 77.000 voti su quasi 130 milioni di voti espressi in tutto il Paese. Non solo: in questi stessi tre Stati, i voti ottenuti da candidati "terzi" rispetto a Repubblicani e Democratici sono stati molti di più di 77.000. Sarebbe bastata una diversa distribuzione di questi voti per cambiare l'esito di quelle elezioni.