Tra le storie delle combattenti straniere partite per unirsi a un'organizzazione terroristica, emblematica è quella di Maria Giulia Sergio/Fatima, una delle dodici italiane che hanno raggiunto lo Stato Islamico in Medio Oriente.
Maria Giulia ha indottrinato i genitori e li ha convinti che partire per la Siria era la scelta giusta, ed è stata lei a chiedere al gruppo dei foreign fighters albanesi che l'aveva accolta di essere impiegata in battaglia.
Nata a Torre del Greco nel 1987 in una famiglia cattolica di umili origini e con problemi economici che, nel 2000, si è stabilita nel nord Italia, ad Inzago, Maria Giulia dopo il liceo ha studiato biotecnologia all'Università Statale di Milano, lavorando per mantenersi. La conversione all'Islam è avvenuta nel 2007, iniziativa che l'ha condotta a cambiare il proprio nome in Fatima az Zahra.
Secondo la giovane, tutto è avvenuto in modo spontaneo, grazie all'utilizzo di internet, attraverso cui era venuta in contatto con i video di Yusuf Estes, un predicatore musulmano del Texas che aveva abbracciato la fede islamica negli anni '90. La ragazza ha raccontato di aver dichiarato la Shahada, la professione di fede, il 14 settembre 2007, da sola nella propria stanza.
A quel punto, Maria Giulia, ormai Fatima, iniziò a frequentare le comunità islamiche dell'hinterland di Milano. Il 29 settembre 2009 è la data della sua Shahada ufficiale recitata di fronte a un imam. In un'intervista successiva, pubblicata il 13 gennaio 2015 da Micol Sarfatti per l'Huffington Post, Fatima parla della propria conversione come di un "ritorno" poiché, per lei, era stato "come ritrovare la strada perduta, come aver ricevuto una chiamata".
Ma facciamo un passo indietro. Sempre nel 2009 Fatima ha sposato Jamal, pizzaiolo di origini marocchine, con una cerimonia musulmana, indossando un niqabbianco, il velo che copre l'intero volto e lascia visibili soltanto gli occhi, come abito da sposa. Nel 2011 ha poi divorziato, delusa dall'insufficiente fede del marito.
Già allora la giovane era divenuta nota alle autorità e ai media per la sua partecipazione a un programma televisivo e la presentazione, il 16 settembre 2011, di una petizione in favore del niqab sul posto di lavoro insieme alla madre e alla sorella, anch'esse convertitesi all'Islam su impulso di Fatima. A tal proposito, la ragazza ha raccontato di essersi sentita vittima di discriminazioni religiose in quanto i suoi colleghi di lavoro non accettavano che lei indossasse il velo.