Il Vice Presidente Esecutivo della LUISS, Luigi Serra è tornato qualche giorno fa da una missione in Giordania con una delegazione dell'Ateneo composta – fra gli altri – dal Direttore Generale, Giovanni Lo Storto, e dalla Professoressa di Lingua e Cultura araba, Francesca Corrao. LUISS Open gli ha rivolto qualche domanda sul "Progetto Mediterraneo", l'iniziativa che è stata al centro di questa missione all'Università di Petra, nel Paese arabo, per sostenere – non solo finanziariamente – la formazione di 17 studenti universitari locali, fra cui 10 giordani e 7 palestinesi e siriani.
LUISS Open: Innanzitutto, quando e come nasce l'idea del "Progetto Mediterraneo" della LUISS in Giordania?
Luigi Serra: Due anni fa eravamo forse all'apice della crisi siriana: un'emergenza che si manifestava sia all'interno di quel Paese, martoriato da una guerra civile di inusitata ferocia, sia al di fuori dello stesso, con l'imponente flusso migratorio che attraversava il Mar Mediterraneo e i Balcani e che oggi si è molto ridotto. Ci rendemmo conto che i Paesi occidentali assistevano a quella tragedia con un senso di impotenza o addirittura di indifferenza. Da qui nacque quella che abbiamo percepito come un'urgenza di intervenire.
Ci siamo chiesti cosa potesse fare un'università come la LUISS. Ritenemmo che, nel nostro piccolo, potevamo contribuire con un atteggiamento proattivo e razionale di fronte a quegli eventi, sostenendo le giovani generazioni in loco. Abbiamo cercato dunque un'istituzione affidabile con cui stringere una partnership, all'interno di un contesto il più stabile possibile. Decidemmo che la Giordania, e al suo interno l'efficiente Università di Petra, facevano al caso nostro. D'altronde in questa monarchia, che pure è un'oasi di stabilità nell'area mediorientale, ci sono 1 milione e 300mila rifugiati su una popolazione complessiva di 10 milioni di abitanti. Una cifra che dà l'idea delle tante sfide che quell'area deve fronteggiare.