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LUISS Open: i cambiamenti del Movimento 5 Stelle

Un'analisi dell'evoluzione dei leader pentastellati secondo il Professor Massimiliano Panarari

30pm

Il Movimento 5 Stelle sembra cambiare pelle. E, così, come i fatti di queste ultime giornate stanno certificando in maniera praticamente inconfutabile, il "non partito" delle origini, il movimento antipartitico e antisistemico e dell'orizzontalità assoluta, il catch all anti-party party (secondo la definizione di Fabio Bordignon e Luigi Ceccarini) sta mutando natura e struttura organizzativa. Permangono, beninteso, la connotazione post-ideologica "oltre la destra e la sinistra" e la vocazione piglia-tutti, tanto più visto che siamo ora immersi in una campagna elettorale decisiva, ma le norme organizzative e la catena di comando sono state assoggettate a una assai significativa revisione. It's a matter of fact, a partire dalla definitiva separazione dei destini del blog del Movimento e di quello di Beppe Grillo, quando quest'ultimo, nella costituzione materiale (o, per meglio dire, internettianamente immateriale) della fase che si è ora conclusa, rappresentava il deposito della legittimazione della prassi e del pensiero politici pentastellati.

Un processo che può deludere chi vi aveva riposto speranze palingenetiche, ma che era scritto nel naturale svolgimento delle cose. E anche se i vertici, verosimilmente, respingerebbero l’etichetta, la denominazione appropriata alla fattispecie è quella di processo di istituzionalizzazione (o, quanto meno, il suo abbozzo e le sue prove generali). I segnali sono giustappunto tanti, e lo sono ancor più perché, accanto a quella che i militanti grillini (specie "della prima ora") considerano la loro "festa della democrazia (diretta)" – ovvero le cosiddette "parlamentarie" per la designazione dei candidati alle cariche elettive – si sono moltiplicate le testimonianze di normalizzazione e di assimilazione alla modalità di funzionamento degli "altri" partiti. Il che era, giustappunto, per molti versi inevitabile, dal momento che un soggetto che intende spendersi nelle dinamiche istituzionali e nel gioco parlamentare, annunciando la volontà di puntare al governo del Paese, non può rimanere statu nascenti e "rivoluzionario".

Il M5S continuerà, verosimilmente, a proclamarsi antisistemico a corrente alternata per ragioni propagandistiche e di ulteriore allargamento del suo già assai vasto consenso (fondato su una macro-issue, e un voto di opinione, anti-classe politica), ma sarà da osservare con ancora maggiore attenzione nelle sue pratiche e nei comportamenti concreti dei suoi dirigenti – che ora emergono come figure apicali a tutto tondo, e saranno sempre meno "portavoce" di un’astratta supposta volontà generale del "popolo della rete" – per vedere in quale direzione si evolverà.

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