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LUISS Open: Trump e la Corea del Nord

L'editoriale di Nunziante Mastrolia per il nostro research magazine

06pm

Per comprendere ciò che sta accadendo nella penisola coreana, se non si vuole continuare a insistere sul solito e oramai noioso copione di un leader pazzo e irrazionale che minaccia il mondo intero, è necessario cambiare prospettiva e prendere atto di una cosa molto semplice e cioè che, in tutta la questione, la Corea del Nord c’entra poco, e il “povero” Kim recita un copione scritto altrove.

Non è infatti concepibile che uno Stato, che dipende quasi interamente per la propria sopravvivenza dalla Cina ed è chiuso al mondo da decenni, possa agire in maniera autonoma sulla scena internazionale brandendo la più potente arma che sia stata mai concepita.

Se così stanno le cose, allora ha più senso pensare alla Corea del Nord come ad uno strumento nelle mani di chi quel regime nutre e protegge, vale a dire la Cina.

Uno strumento per raggiungere quale obiettivo? La risposta, per chi conosce la storia cinese, è semplice: riportare indietro le lancette della storia e ricostruire quell’ordine regionale al cui centro stava la Cina attorniata, come Giove con le sue lune, da un insieme di rispettosi e ossequiosi stati tributari dell’imperatore cinese.

Dalla guerra dell’oppio al binomio Nixon-Kissinger

A partire dalla prima guerra dell’oppio (1839-1842), proprio quegli europei che i cinesi consideravano poco più che dei barbari avevano distrutto quell’ordine, riducendo l’impero al rango di una semi colonia. È da allora che il potere cinese, sia quello imperiale che quello comunista, ha in mente un solo obiettivo: superare le umiliazioni di quella sconfitta e restaurare quell’ordine.

Dunque l’obiettivo cinese è quello di acquisire potenza economica, tecnologica, militare nel minor tempo possibile così da poter ricreare un ordine continentale, con ambizioni eurasiatiche a(di qui tutta la retorica della nuova Via della Seta), nel quale non vi è alcun posto né per gli Stati Uniti né per quanti non accettino quel nuovo ordine nel quale Pechino non riconosce pari. È all’interno di questo quadro che si colloca la funzione della Corea del Nord.

A partire dai tempi di Nixon e Kissinger, gli Stati Uniti hanno applicato nei confronti della Cina una strategia ben precisa: Containment nel breve periodo, Engagement economico nel lungo periodo.

L’idea era precisa: condividere con la Cina i frutti dei liberi commerci e i miracoli dell’economica capitalistica nella convinzione che la goccia dell’economia avrebbe pian piano scavato dall’interno e prodotto una mutazione in senso liberal-democratico del regime cinese. Così si spiega perché tanti occhi sono stati chiusi nei confronti del regime comunista tanto da favorire l’ingresso cinese nel WTO senza che la Cina sia mai stata una economica di mercato. La posta in gioco era superiore a qualsiasi effetto collaterale.

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