L'Unione europea sta nicchiando troppo sulla crisi catalana? O invece, come sostenuto da economisti del calibro di Alberto Alesina, ha di fatto incentivato i progetti separatisti? E se invece Bruxelles stesse facendo entrambe le cose allo stesso tempo?
Una risposta ponderata è quella che fornisce Cristina Fasone nella sua ultima ricerca, intitolata La secessione e il ruolo ambiguo delle Regioni nel diritto europeo, all'interno del volume Secession from a Member State and Withdrawal from the European Union (Cambridge University Press, 2017).
Dove si legge fra l'altro che: "l'Unione europea è stata tradizionalmente neutrale verso la struttura costituzionale interna dei suoi Stati membri e ha solitamente trattato con loro come se fossero dei monoliti. (…) Questa immagine ultra-semplificata delle relazioni in essere tra i livelli di governo all'interno della Comunità europea e poi dell'Unione europea – spesso descritta come regional blindness dell'Ue – è stata strumentale alla protezione del funzionamento del sistema legale comunitario.
Per esempio, ha consentito di attribuire agli Stati chiare responsabilità per eventuali violazioni delle norme comunitarie, senza badare alla loro struttura unitaria, regionale o federale che fosse; allo stesso tempo ha consentito di aggirare le difficoltà che sarebbero sorte nel caso l'Unione europea avesse deciso di gestire contemporaneamente una sua relazione con 74 regioni del continente dotate di poteri legislativi oltre che con 28 Stati membri".