L'Italia ha perso posizioni nel panorama della governance europea. L'incertezza politica e finanziaria che la caratterizzano, complice una certa sfiducia nella sua capacità di risollevarsi (come osservato anche da Daniel Gros nella prima uscita della sua rubrica per LUISS Open), sembrano averla tagliata fuori dal nuovo asse franco-tedesco che si prospetta dopo la vittoria elettorale già avvenuta di Macron e quella, ampiamente prevista, di Merkel.
Eppure, è fondamentale che il nostro Paese torni a svolgere un ruolo centrale in Europa, per promuovere gli interessi generali dell'Unione economica e monetaria europea, ma anche per garantire la tutela dei suoi membri più fragili. Una strategia per conseguire questo risultato è proposta nel nuovo policy brief della LUISS School of European Political Economy, elaborato da Carlo Bastasin, Lorenzo Bini Smaghi, Marcello Messori, Stefano Micossi, Franco Passacantando, Fabrizio Saccomanni e Gianni Toniolo.
La soluzione, secondo questi studiosi, consiste nel realizzare un equilibrio tra stabilità e crescita, razionalizzando la spesa pubblica, perseguendo una riforma fiscale che ridistribuisca il carico della tassazione e attuando progetti pubblici di investimento finanziati, per quanto possibile, da risorse europee e mediante incentivi ai privati.