La vita al tempo del Coronavirus ha assunto connotazioni decisamente peculiari, poiché l'emergenza in corso ha stravolto le abitudini di tantissime di persone. Le misure atte a contenere il contagio del CoVid-19 hanno, infatti, costretto milioni di cittadini italiani a riformulare la propria quotidianità. La principale restrizione imposta dai recenti decreti ministeriali è sicuramente l'istruzione di restare a casa il più possibile. Una misura che, alla maggior parte delle persone, può risultare rassicurante. Per altre, però, le mura domestiche rappresentano un ambiente in cui si verificano episodi di violenza e soprusi di ogni genere.
Un dato può aiutare a capire la portata del fenomeno: in Italia nel 2019, l'81,2% dei femminicidi è avvenuto all’interno della famiglia. Un'evidenza che sottolinea come molte donne, in questo periodo, siano costrette a rischiare la propria incolumità rimanendo a casa. Soprattutto se si considera che, come sottolineato dal Telefono Rosa, nelle ultime settimane le chiamate al numero antiviolenza 1522 si sono dimezzate rispetto allo scorso anno, nonostante la coabitazione forzata. Un calo, probabilmente, dovuto alle difficoltà di segnalazione delle violenze subite.
La Ministra per le pari opportunità, Elena Bonetti, ha chiesto quindi alle Istituzioni di dare il massimo risalto alla campagna sul numero antiviolenza 1522, per ricordare, a chiunque soffrisse situazioni di disagio simile, l'esistenza di un servizio di assistenza gratuito e attivo h24. Oltre al contatto telefonico, è disponibile anche l'app 1522, che permette di chattare con le operatrici per chiedere aiuto senza temere di essere ascoltate dai conviventi. Bisogna, infatti, assolutamente impedire che si verifichi anche nel nostro Paese quanto già accaduto in Cina, ovvero che ci sia un'impennata di violenze nascoste dal silenzio.
Campagna del Ministero #liberapuoi
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